3 ago 2017

Forcella Camin, tra monti selvaggi

Croda d'Antruiles, Forcella Camin, Croda Camin, 
da Son Pòuses (foto E.M., maggio 2011) 
Tristemente salito alla ribalta nel marzo 2007, quando una valanga investì gli scialpinisti Claudia Pompanin e Antonio Turolla, è un luogo ancora selvaggio e - data la selezione naturale che la sua posizione favorisce - è facile che così rimanga. 
Si tratta di Forcella Camin (2395 m), nel gruppo della Croda Rossa, sottogruppo di Bechéi, in una zona nota a cacciatori, pastori e topografi fin da tempi lontani.
Detritica e di magro pascolo, la forcella (per i marebbani Furcela dal Lé, trovandosi alla testata della Val dal Lé, sede del quasi secco lago Piciodèl) separa la Croda Camin dal Col Bechéi e unisce le Ruoibes de Inze al Valun de Rudo, percorso dalla strada Pederù - Fanes. Meta scialpinistica di un certo impegno, che richiede ottime condizioni di tempo, la Forcella sorge in un circondario di grande suggestione. 
Le Ruoibes "di dentro", parallele a quelle "di fuori", che dal Col Bechéi scendono in Antruiles, si incuneano tra Croda Camin e Lavinòres a N e Col Bechéi e Croda d'Antruiles a S, isolando un angolo affascinante, regno della solitudine e della fauna selvatica, tra cime visitate tra l'800 e il '900 dalla Squadra della Scarpa Grossa di von Glanvell e compagni.
Il terzo superiore delle Ruoibes, perlopiù detritico, è nominato nelle carte Igm come "Valle di mezzo"; quello mediano e quello inferiore sono boscosi e non esenti da frane per cui da Antruiles la valle si risale per un sentiero poco definito e ancor meno segnato, difficile da curare e valorizzare.
Da ragazzino, dopo essere scesi nelle Ruoibes dalla "cengia obliqua" delle Lavinòres (oggi fattasi più impegnativa di allora), non arrivammo in forcella per la salita che ce ne separava. Nel 1976, salito da Antruiles con i miei familiari, dopo aver sostato sul valico, scartammo l'idea di scendere al lago Piciodèl, troppo lontano dal punto di partenza, perché non avevamo la macchina. 
Risalimmo così il ripido e instabile canale a fianco della Croda Camin, fino all'intaglio in capo al Valun Gran. Da lì per lastre e detriti, passando sotto le guglie del Castello di Bancdalsè - sulle quali si era misurato per primo nel 1944 Severino Casara - scendemmo a chiudere con soddisfazione la gita a Fodara Vedla. 
Ripercorsi poi per due volte in senso antiorario l'anello, descritto anche da Danilo Pianetti in Le Alpi Venete (Estate 1988) col titolo "L'alta dimora degli dei è silenziosa": nell'ultima, proprio un 3 agosto, vi inaugurai i robusti scarponi che in seguito mi avrebbero guidato su decine di cime, e gustai a fondo la "wilderness" di quello stupendo angolo di Dolomiti.

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Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...