15 ott 2016

Sulla "Via delle Guide", classica salita delle Cinque Torri

Certamente a molti di coloro che vanno in roccia interesserà ben poco sapere perché quella si chiami Cima Ovest (della Torre Grande d'Averau), chi erano (Piero) Dallamano e (Renato) Ghirardini che per primi ne salirono la parete ovest e sui monti di Cortina aprirono anche altre vie, e perché quella sulla Torre Grande è nota come “Via delle Guide”. 
Non ha mai interessato più di tanto neppure a me, fino ad una certa epoca. Si dice che spesso, quando un alpinista scende dalle montagne, inizia a scrivere (e a farsi domande): per me è stata proprio così. Ho salito per l'ultima volta la Via delle Guide ormai tanto tempo fa, e soprattutto dai primi anni 2000 mi è venuta voglia di approfondire gli aspetti, anche minimi, della storia di tante vette e vie sulle quali a suo tempo mi divertii con gli amici. 
Classico scorcio della Torre Grande d'Averau:
dalla sommità del trangolo verde inizia la "Via delle Guide"
(foto E.M., 27.VI.2009)
Questa in particolare, scelta spesso dalle guide con i clienti perché comoda e soleggiata, sale sulla Cima Ovest per la parete fronteggiata dal Rifugio Scoiattoli. Essa fu aperta dai giovani mantovani Dallamano e Ghirardini il 15.VII.1930: essi non erano comunque i primi a calcare la sommità della minore delle tre cime di cui è composta la Torre Grande. 
Giusto un anno prima, il 15.VII.1929, Enrico Lacedelli - giovane guida e maestro di sci - aveva infatti superato con i paesani Olga e Rinaldo Zardini il diedro nord-ovest, un centinaio di metri di roccia liscia e difficile, su cui rimane il nome della sportivissima Olga. 
Piero e Renato non immaginavano certo che la loro salita di quasi novant'anni fa sarebbe divenuta una delle più apprezzate delle Cinque Torri. Poco lunga e di difficoltà limitata, d'accesso e rientro comodi soprattutto da quando il rifugio e la seggiovia le sono praticamente davanti, la Via delle Guide gode sempre di un buon credito, e non passa giorno d'estate in cui non vi si scorga una cordata impegnata su un bel 3° grado dolomitico. 
La ricordo con piacere, e siccome dall'ultima volta che la visitai sono volate via ormai diverse stagioni, quei ricordi mi hanno portato a indagarne “il perché e il come”.

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Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...