12 nov 2015

Forcella Colfreddo, valico senza (molto) valore

Nonostante salti subito all’occhio guardandola dalla SS51 di Alemagna, tra la sella di Cimabanche e Carbonin, la Forcella Colfreddo (Colfiédo), aperta fra il corpo principale della Croda Rossa d’Ampezzo e il Colfiédo, la maggiore elevazione della dorsale di Ra Sciares, è sicuramente tra i recessi meno usurati delle Dolomiti d'Ampezzo. 
Parlo dal punto di vista estivo, poiché d’inverno la Forcella (teatro della disgrazia accaduta trent'anni fa, a San Silvestro del 1985, che costò la vita ai compaesani Orazio Apollonio e Giorgio Piccoliori) è nota da molto tempo agli scialpinisti per la discesa che offre, ma solo in condizioni di neve sicure. 
L'alto valico è uno dei pochi nelle Dolomiti non ancora, e spero mai, raggiunto da sentieri, tanto meno segnati e tabellati. Vi si accede da Forcella Lerosa, addentrandosi nel grande circo delle Valbònes, aggirando a destra il favoloso Castel de ra Valbònes e risalendo l'imponente ghiaione per settecento metri di dislivello; oppure - soluzione più logica in discesa - si può salire dal Passo Cimabanche, rimontando il lungo vallone che scende da questo versante, in basso sconvolto da storiche frane. 
Ad un certo momento ci si deve spostare sul versante destro orografico, su deboli tracce di cacciatori, per schivare un franamento più vasto degli altri, visibile già da lontano; da ultimo si rimonta il ripido canale ghiaioso che lambisce le rocce della rossa parete salita per la prima volta da Ignazio Dibona e Piero Apollonio nel 1934. Da questo lato i metri di dislivello salgono a milleduecento, e sicuramente piuttosto faticosi. 
Forcella Colfreddo dalla Valfonda,
nel tardo autunno 2011 (foto E.M.)
Come valico, direi che Forcella Colfreddo non ha (molto) valore; per collegare l'alpeggio di Ra Stua a Gotres e Cimabanche c'è la sottostante, agevole Forcella Lerosa, frequentata sicuramente fin dal Medioevo e anche prima. Potrebbe averlo però come gita a sé, trovandosi in un ambiente grandioso, proprio alle pendici della Croda Rossa d’Ampezzo, ma la scarsezza delle tracce e la pendenza dei ghiaioni dissuadono gli escursionisti. 
Lassù, a pochi metri dallo scollinamento, due cose attendono il visitatore curioso: la cengia della parete SE della Croda Rossa (traversata per la prima volta partendo dalla Quaira del Pin da M. Dall'Oglio e P. Consiglio nel 1951), che presenta qualche passo di arrampicata, e la cresta-spigolo S, percorsa da una misteriosa, vecchia via di F. Terschak e H. Kees, dove l'amico Dall'Oglio diceva che dal 1913 nessuno aveva più osato avventurarsi...

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Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...