Di recente ho avuto modo di rivedere nella Pinacoteca Rimoldi a Cortina un intrigante dipinto di Luigi de Zanna (1858-1918), pittore ampezzano che apprezzo molto.
Premetto che de Zanna, in buona parte dei suoi lavori dipingeva solitudini e montagne, ed è per questo che mi piace la sua arte; un'opera che
prediligo è quella che l'artista realizzò il 3 novembre 1909 a Nighelònte, tra Ra Era e Fiames, poi rifatta in varie versioni e formati e dalla quale hanno preso spunto anche altri artisti.
Al centro del dipinto, avvolta da una
luce che ne sbalza in modo straordinario la fisionomia, campeggia una montagna: il Taé, una delle sei elevazioni del
sottogruppo di Bechei, appendice della Croda Rossa e cima ambivalente.
Sul lato nord, infatti, il Taè si "sfascia" in una cupola detritica che si sale abbastanza facilmente per le
Ruoibes de Inze e attraverso un'ampia distesa di blocchi, che porta in cresta. A sud, invece, una parete verticale, stratificata e multicolore, domina
la Val de Fanes con strapiombi incisi da sottili cenge, evidenti
soprattutto d'inverno. L’analogia della parete con un tagliere
rigato dal coltello balza all'occhio, e il nome si rifà proprio a quell’utensile.
Forse De
Zanna non fu un alpinista, ma credo che conoscesse comunque i monti che
ritraeva. Il Taé, peraltro, era già noto prima che l'artista gli dedicasse quel magico quadro. Il pascolo di Antruiles alle sue pendici, infatti, è popolato da secoli dagli ovini, che i pastori rincorrevano spesso lungo i pendii sovrastanti, spingendosi fin su nel Ciadin del Taé e, visto che c’erano, raggiungendo probabilmente anche la vetta. Lassù bazzicavano pure i
cacciatori, poiché, solitario e silenzioso com’è, il Taè offre un ottimo albergo agli ungulati.
In vetta (foto E.M., giugno 2003) |
Nel 1906, i primi a far
conoscere il Taé agli alpinisti furono tre tedeschi, saliti da Progoito per il canale che lo separa dal più basso Taburlo. Solo nel 1953, Albino Michielli Strobel e Beniamino Franceschi Mescolin superarono per primi la liscia piastra del "tagliere", dove poi sono stati tracciati altri duri percorsi.
Il Taé, protagonista di un emozionante dipinto del pittore ampezzano Luigi de Zanna, sembra quasi scontare lo stesso destino dell'artista: non troppo noto e apprezzato, infatti, resta appannaggio di pochi appassionati, anche se per “dominarlo” non servono acrobazie, basta una robusta camminata.
Nessun commento:
Posta un commento