19 mar 2015

La "Gran Piastra": una via che c'insegnò qualcosa

Alla fine di giugno del 1993, su proposta di Enrico – amico guida, con un debole per le cose originali - facemmo una via grunge, come si dice nel lessico moderno, divertente e del tutto fuori del consueto. 
Si trattava della via della Gran Piastra sul versante SSE del Piz dles Cunturines, il maestoso 3000 che domina la visuale lungo la strada che dal Passo Valparola scende verso la Val Badia. 
La cima, cui si accede abbastanza facilmente per l'interminabile vallone ghiaioso del Büsc da stlü (buco da chiudere), e in alto per un bel percorso attrezzato, ai rocciatori offre poco, per cui alpinisticamente non ha rilievo. 
La via della Gran Piastra, aperta il 27/6/1954 dal compianto Marino Dall’Oglio con L. Magni e L. Coni, inizia dal cengione del Bandiarac’ (percorrere il quale, oggi, è divenuto quasi un problema). Risale lo spigolo destro della piramide addossata al versante orientale del Piz  (la Piastrae incisa da un tipico solco orizzontale e dalla sua sommità, per canali, cenge e pareti, giunge ai 3064 m della vetta.
Il Piz dles Conturines, salendo al Piz Ciampei
9 settembre 2012 (foto E.M.)
E’ una via d’altri tempi, di difficoltà media ma lunga e tortuosa: dubito fortemente che in sessant'anni molti altri, oltre a Enrico e me, ci abbiano messo le mani! 
Vi trovammo diversi tratti bagnati e innevati, detriti dappertutto, un unico chiodo per di più rotto. L'ascensione in se stessa non mi diede grandi emozioni; i tiri di corda, alcuni dei quali comunque gradevoli, furono forse più di quindici e, dato che i passaggi meno facili si celano alla fine, per uscire in vetta ci occorsero circa otto ore dal parcheggio in Val Sciarè. La discesa in Val di Fanes sulla neve marcia del Büsc da Stlü, fu una tortura, ma ce la prendemmo comoda perché avevamo deciso di pernottare al Rifugio Lavarella e il giorno dopo fare un'altra via
La Gran Piastra non costituirà di certo un percorso da antologia, ma almeno c'insegnò qualcosa, se già non lo sapevamo: l'orientarci ad alta quota,  lo scalare un versante di rocce poco solide, il cercare i passaggi su una parete enorme, tutto sommato abbordabile ma isolata e complessa. 
Un particolare che non ho dimenticato? Giunto in vetta sfinito, mi sedetti per riprendere fiato: senza accorgermi urtai il casco che avevo appoggiato sulle ghiaie, facendolo precipitare per 500-600 metri nei meandri della parete e dando così il mio piccolo contributo all’inquinamento del selvaggio Piz dles Cunturines.

5 commenti:

  1. Caro Ernesto, mi interessa molto quel "quasi un problema". Notizie che ho raccolto in giro sono contrastanti, anche se prevalgono quelle negative: Mason invita alla prudenza per le ghiaie ripide e cementate nella seconda parte, Fabio Cammelli appare molto più pessimista (ma, con mia grande sorpresa, valuta la Quinta Cengia come percorribile con difficoltà fino al II).
    Penso che il Bandiarac resterà nel mio boulevard of broken dreams, ma hai notizie recenti?
    A fine giugno sarò a Cortina e credo che farò incetta dei libri che hai consigliato negli ultimi mesi.
    Un caro saluto

    Saverio

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    1. Bentornato. Non ho notizie fresche sul Bandiarcì, "cattivo" già nel '93, e mi meraviglio che si dia per agibile la 5^ Cengia, dichiarata sconsigliabile e pericolosa già nell'81 da una guida alpinistica tedesca. Che sia stata asfaltata?
      Quando sarai a Cortina, fammi un drin e berrò volentieri un caffè in Corso Italia, disquisendo dei nostri broken dreams.
      See you in June.
      Ernesto

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    2. La Quinta Cengia non è stata asfaltata: è lì pronta ad essere percorsa da chi cammina verso l'alto con il cuore e da chi non si lascia condizionare da commenti e pareri incontrollati. Si tratta di una splendida rampa ascendente che corre in un vuoto sempre più profondo....le difficoltà sono modeste e il terreno non è così friabile come riportato erroneamente da più parti. C'è da dire che la si percorre molto più agevolmente in salita che in discesa: provare per credere....e solo dopo aver provato, solo dopo averla percorsa, si può commentare con occhi e cuore sinceri.
      fabio

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  2. Se Saverio ti fa uno squillo, Ernesto, non mancare di farmene un ulteriore di inoltro: sempreché il lavoro (che ancora non ho) me lo permetta convergerò volentieri anch'io verso Corso Italia e qualche affollatissima (?) croda Ampezzana :D . Ciao

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    1. Ciao Kaa.
      Non mancherò.
      Corso Italia potrebbe essere la nostra montagna e il Bar Dolomiti (!) il nostro rifugio, per un paio d'ore dedicate alla Montagna.
      Ciao.

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