18 lug 2014

Col Rosà, via normale "controcorrente"

Un oronimo ampezzano che pare facile da interpretare, ma presuppone invece un'indagine etimologica piuttosto “sottile”, è quello della cima che incontra lo sguardo di tutti coloro che, lungo la Strada 51 d'Alemagna, salgono da Cortina verso Dobbiaco: il Col Rosà. 
Denominato in tempi remoti "Crepo del Cetrosa" e "Monte Ola", due nomi oggi del tutto dimenticati, il Col Rosà potrebbe essere debitore del nome attuale, che non ha nulla a che fare con la rosa o l'omonimo colore, alla stessa radice di Monte Rosa, Plateau Rosà, Roisetta, Tète des Roèses e forse qualche altro, perlopiù localizzato nel territorio della Valle d'Aosta. 
Iside sul Col Rosà,
29 maggio 2005 (foto E.M.)
Nel patois locale, “Rosa” voleva semplicemente dire "ghiaccio". Si potrebbe allora arguire che l'oronimo sia tanto antico, da essere stato coniato in tempi in cui la zona era ancora occupata da neve e ghiaccio perenne? La suggestione è del tutto personale, magari anche aggredibile, ma piace pensarla così. 
Comunque, linguisticamente, è bello l'oronimo “Monte Ola”, che si ricollega senza dubbio al retrostante Valon de ra Ola, il canalone detritico (un tempo divertentissimo da scendere, oggi sempre più fastidioso), incuneato fra gli Orte de Tofana e le ultime balze del crestone che scende da Tofana de Inze. Nell'ampezzano di una volta, “óla” voleva dire "pentola", dunque la somiglianza sarebbe derivata da un catino tondeggiante o qualcosa del genere. 
Ma non lasciamoci prendere da disquisizioni accademiche: il Col Rosà è una delle prime montagne d'Ampezzo che chi scrive ha avuto modo di conoscere, giungendo sulla sommità per la prima volta dalla via ferrata “Ettore Bovero” appena inaugurata, 47 anni fa. 
Abbandonate le ferrate, in anni abbastanza vicini abbiamo rivalutato il sentiero 447, quello che fu fatto sistemare a fine '800 dalle nobili Anna Powers Potts e Emily Howard Bury, proprietarie della sottostante, Villa St. Hubertus per salire in vetta ... a cavallo.
In due ore e mezza di salita, questo ripido sentiero collega Pian de ra Spines alla cima; lo abbiamo salito “controcorrente”, visto che esso viene perlopiù seguito in discesa dai ferratisti, per una mezza dozzina di volte. L'ultima, per adesso, in una torrida e indimenticata giornata di fine maggio 2005.

Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria

Ernesto Majoni e Roberto Vecellio, Sachsendank 1883 Nuvolau 2023. 140 anni di storia e memoria , pp. 96 con foto b/n e a colori, Cai Cortina...