Tre
anni fa, su questo blog dubitavo che nel futuro - visti i manti
nevosi spesso risicati e le temperature sovente ballerine rispetto alle stagioni che, in fin dei conti, caratterizzano da anni le Alpi, specie
in primavera - gli appassionati di scialpinismo potessero ancora
percorrere sci ai piedi la Val Orita.
Guardandola oggi, non so se, date le ciclopiche
precipitazioni che in questo periodo ci tengono in ostaggio, devo ricredermi e auspicare che la
discesa per la valle - un luogo citato già da Paul Grohmann e
utilizzato nel 1879 da Arcangelo Dimai Déo col suo cliente Bencke per traversare la Punta Nera, della quale avevano fatto la seconda salita –
possa tornare a essere, sempre e soltanto con neve assestata e
sicura, una sci alpinistica fattibile e ricercata.
La valle di detriti e mughi con lo strambo nome di Orita
(Grohmann supponeva che la forma originaria di Falòria, anch'esso di significato non evidente, fosse '*Val Òria', e il nome Orita fosse legato a quest'ultima. Il
confronto però, secondo Lorenza Russo, non ha elementi sufficienti su cui fondarsi, cosicché il nome rimane oscuro) inizia alla base della Croda Rota, appendice della Punta Nera. Aggirato lo
zoccolo della Croda, scende quasi in picchiata verso la valle del
Boite, terminando dopo circa 1200 m alle spalle di Acquabona,
ultima frazione di Cortina verso S.
Quando non esisteva ancora il
concetto di “sci ripido” o “free ride”, la discesa per Val
Orita, dai Tondi di Faloria ad Acquabona (o anche prima, a Fraina)
era un vero e proprio "fuoripista", divertente, di medio impegno,
in una zona solitaria e panoramica.
Chi scese la valle d'inverno fino agli anni
’70, me lo ha confermando, sottolineando, fra l'altro,il ricordo di comici capitomboli tra i noti, tenaci mughi che emergevano dalla neve, spesso alti
quanto un uomo!
Comunque, passando all'estate, la Val Orita è poco battuta in salita e un po' di più in discesa (così al
sottoscritto è piaciuta diverse volte). Vi passa il sentiero 214,
che per un paio d'ore attraversa un ambiente aspro, caldo e asciutto, lasciando spesso
intravvedere camosci, offrendo scorci inediti e garantendo il silenzio.
Val Orita dai boschi di Federa, ottobre 2007 |
A parte, dunque, quest'inverno che immagino ci lascerà una lunga primavera, sicuramente adatta per galoppate
come quella (ipotesi da cogliere al volo!), l'antico fuoripista dai Tondi di Faloria a Acquabona è rimasto un bel ricordo per chi lo effettuò, e magari un
progetto mancato per chi racimola discese in ogni canale nevoso.
Credo che in quel bell'angolino della valle d'Ampezzo, un po' per l'abbandono e un po' per i metri di neve che lo ricoprono, anche quest'anno 'San da Ran e Dona Dindia, il Dio
Silvano, la pittrice del Faloria, gli elfi che ancora riescono a vivere tra l'erba del misterioso prato di Ranpogniei e gli animali
della zona potranno starsene tranquilli e indisturbati.