A tanti amanti delle Dolomiti non interessa sapere perché quella cima si chiama proprio Cima Ovest, chi erano quei Dallamano e Ghirardini che ottantun anni fa ne percorsero per primi la parete W, e tanto meno perché la loro via è conosciuta come “Via delle Guide”.
Non interessava nemmeno a me, fino ad un certo momento. Non so chi ha detto saggiamente che (quasi sempre), quando un alpinista scende dalle montagne, inizia a scrivere: forse sta andando così anche per me.
L'ultima mia salita della “Via delle Guide” sulla Cima W della Torre Grande d'Averau risale a qualche tempo fa, e oggi m'incuriosiscono gli aspetti anche minimi della storia di montagne e vie sulle quali mi sbizzarrivo a vent'anni.
La via di cui sto disquisendo, che supera la parete occidentale della guglia, proprio davanti al Rifugio Scoiattoli, venne aperta dai mantovani Piero Dallamano e Renato Ghirardini il 15/7/1930.
I due non erano comunque i primi a calcare la striminzita sommità della più piccola delle tre torri in cui si articola la Grande d'Averau.
I due non erano comunque i primi a calcare la striminzita sommità della più piccola delle tre torri in cui si articola la Grande d'Averau.
Giusto un anno prima Enrico Lacedelli Melèro, guida alpina e maestro di sci, aveva condotto in vetta i fratelli Olga e Rinaldo Zardini lungo il perfetto diedro NW, cento metri di dolomia verticale, levigata e impegnativa che ancor oggi ricordano il nome dell'ardita Olga.
Dallamano e Ghirardini non lo sapevano, ma con la loro salita inaugurarono uno degli itinerari classici più noti ed amati delle Torri d'Averau, entrato molto presto a far parte dell'offerta delle guide alpine locali e non, e proprio per questo ribattezzato "Via delle Guide".
In primo piano la Cima W della Torre Grande d'Averau. 27 giugno 2009 |
E siccome dall'ultima volta che ero lassù sono passate già alcune stagioni, il ricordo mi ha spinto a volerne sapere qualche cosa di più.
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